Il Sentiero del Lupo

Il "Sentiero del Lupo" è un anello escursionistico che si sviluppa intorno al Vallone Schiavo, nella parte occidentale del Bosco della Ficuzza, l'ampio querceto in provincia di Palermo, a nord della Rocca Busambra, tra i comuni di Marineo, Godrano, Mezzojuso e Corleone. Il nome "Lupo" è in accordo con quello dell'antico feudo di cui faceva parte questa porzione di bosco. Il Feudo Lupo è citato come "Chiano di lo Lupo" già in documenti del XVI secolo (Gioacchino Nania, 1995), ma il sentiero, piuttosto che al feudo, è dedicato al nobile mammifero predatore, frequentatore di questi luoghi e portato all'estinzione con ripetute e incentivate campagne di sterminio che si sono accanite contro questa specie già dal medioevo. Il Lupo viveva in tutta Europa, comprese le isole britanniche. In inghilterra si estingue all'inizio dell'età moderna e nel 1700 scompare anche da Scozia e Irlanda. Poi tocca ai lupi "francesi" e "tedeschi" e a metà ottocento scompare anche dall'Italia del nord. Giardina (1977) riporta per l'anno 1935 l'ultima uccisione ufficiale di lupo in Sicilia durante una battuta di caccia organizzata a questo scopo a Ficuzza, ma il Prof. di ecologia Silvano Riggio riferisce di una lupa uccisa a Bellolampo nel 1937, sui Monti di Palermo e aggiunge che il suo corpo impagliato dovrebbe essere quello esposto nella sezione naturalistica del Museo Regionale del Palazzo D'Aumale di Terrasini (Mario Pintagro, La Repubblica, 2011/09/13). Il bosco a nord della Rocca Busambra ha una storia complessa di divisioni amministrative medievali. Il Feudo Lupo s'incuneava tra altri due: Cappidderi e Ficuzza, con un vertice in località Quattro Finaite, una portella boscosa il cui nome, non a caso, significa quattro confini. L'antica Divisa Bifarera doveva comprendere il più recente Feudo Ficuzza, la porzione di bosco ai piedi della Rocca Busambra, mentre il Feudo Cappidderi, citato in documenti antichi come Capilleris Nemus ad Montis Regalis, raggiungeva a nord il paese di Marineo ed era anch'esso coperto di bosco. Il toponimo Lupo si è conservato ad indicare un ampio Cozzo isolato da balze di arenaria e alto m780 a nord del Vallone Schiavo ed il bivio (m555) con una strada che dalla statale tra Marineo e Ficuzza stacca a sinistra in direzione di Godrano attraversando il bosco in corrispondenza di Quattro Finaite. A nord di questa strada, separato da una bassa cresta di rilievi arenacei, si trova il Vallone Schiavo, uno dei più belli del bosco soprattutto per la monumentalità di alcuni grandi alberi che crescono nel suo fondovalle. Si tratta della forma "termofila" meridionale del cerro, la quercia di Gussone (Quercus gussonei). Intorno al Vallone Schiavo offrono grande suggestione anche alcuni contrafforti rocciosi di arenaria bruno-giallastra dell'Oligocene, 34-23 milioni di anni fa, localmente cariati dall'erosione eolica. A questi elementi di pregio possiamo aggiungere il discreto livello di conservazione di alcunee aree del sottobosco, le grandi sughere (Quercus suber) che crescono sulle creste arrotondate e la vista sulla superba parete nord della Rocca Busambra. Osservando alcune cavità nelle pareti di arenaria  sul versante esposto a sud, si notano anche grandi colate bianche di guano che indicano posatoi frequentati dai rapaci. Tutti questi elementi insieme, fanno di questo un luogo degno del lupo o meglio dell'immagine collettivo che conserviamo di questo animale. Il sentiero del Lupo si sviluppa quasi sempre nel bosco, attraversa alcune schiarite panoramiche di cresta, e incontra, oltre agli alberi già citati anche altre querce caducifoglie del gruppo "pubescens s.l.", lecci (Q. ilex) e qualche acero della specie Acer campestre. Vari rimboschimenti forestali, operati a partire dagli anni '50 del novecento, hanno aggiunto conifere mediterrane e frassini.
Il lupo appenninico, per parte sua, dagli anni settanta è protetto dalla legge e da allora ha iniziato lentamente a riconquistare il suo antico areale partendo dagli unici luoghi in Italia dove, con un centinaio di esemplari, era sopravissuto allo sterminio: alcune piccole aree montuose dell'Appenino centrale tra Campania e Calabria. I pastori abruzzesi in particolare sono sempre riusciti a mantenere un raro equilibrio di convivenza con questo animale. Il lupo si espande per dispersione, cioè con l'allontanamento dei giovani al secondo anno di vita per andare alla ricerca di un nuovi territori. Il branco non è mai numeroso, è solitamente costituito da una coppia di adulti e dall'ultima loro cucciolata che infatti non resta coi genitori oltre il secondo anno di vita. Lentamente, anno dopo anno, i lupi sono tornati a popolare l'Appennino, dall'Aspromonte alla Liguria, e poi hanno iniziato a risalire le Alpi occidentali. Nello stesso tempo anche la residua popolazione balcanica di lupi ha ripreso ad espandere il suo areale verso nord e si è già formata, nel Parco regionale della Lessinia, una coppia con una femmina "piemontese" ed un maschio "sloveno". Parte dell'antica distribuzione della specie in Europa dell'inizio dell'ottocento è recuperata e l'Europa cerca adesso di studiare possibili strategie per consentire una convivenza meno conflittuale possibile con l'uomo. Il successo di questa espansione, spiega il Prof. Luigi Boitani, uno dei massimi esperti europei di lupi, è dovuta alla sua estrema flessibilità e adattabilità. Può adottare qualsiasi dieta e occupare qualsiasi ambiente. Il lupo si insedia ovunque ci sia qualsiasi cosa da mangiare e non sia ammazzato. E' intelligente, capace di imparare dall'esperienza, cambiare strategia, valutare i pericoli e fare un bilancio del rischio. Oggi solo l'insularità impedisce al lupo di tornare anche in Sicilia.

Approfondimenti:
Gioacchino Nania, Toponomastica e topografia storica nelle Valli del Belice e dello Jato, Barbaro Editore Palermo, 1995.
Vito Amico, Dizionario Topografico della Sicilia, Tipografia Pietro Morvillo, 1833
AA VV Atlante dei Vertebrati della Sicilia, ARPA, 2008
Documenti sul sito del Progetto Life-Wolf-Alps

Nessun commento:

Posta un commento